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Episodio 6:

Il rum come moneta

Com’è possibile che nella seconda metà dell’ottocento il rum venne considerato come una moneta?
Dovete considerare che a quei tempi il rum veniva prodotto non solo ai Caraibi ma una grandissima quantità proveniva da grandi zone del continente americano nord orientale: non dimenticate che la melassa era facilmente esportabile per nave senza il rischio di deteriorarsi.

I rum migliori erano senza dubbio quelli dei Caraibi, in particolare dalle Barbados, dove accanto alla tecnologia di distillazione seguiva un invecchiamento a clima tropicale che rendeva senza dubbio più morbido e accattivante il prodotto finale.

Il rum continentale del New England finì per venire fortemente deprezzato e venduto in grandi quantità per essere consumato dalle classi inferiori e per il commercio con gli schiavi. A questo fenomeno si aggiunse la decisione politica da parte della Gran Bretagna di vietare l’esportazione di monete d’argento, con il risultato che le colonie ricorsero all’uso di ogni tipo di moneta, da quelle spagnole a quelle francesi olandesi e austriache, ma il differente valore e la scarsità delle stesse casusò il ricorso al baratto e all’introduzione di un nuovo tipo di valuta: il rum.

Il rum riassumeva perfettamente i meccanismi degli scambi monetari, infatti aveva differente valore, poteva essere misurato, diviso e conservato. Poteva essere bevuto dal destinatario o scambiato nuovamente con qualcos’altro.

Alla fine fu usato perfino per pagare i salari ed effettuare grandi transazioni economiche, non ultima delle quali la vendita di un terreno in North Carolina.

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