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The Queen is dead (1952 - 2022)

Con la morte della Regina Elisabetta II termina un periodo di sovranità di oltre settant’anni, e in modo ancora più profondo la fine del suo regno segna in maniera irreversibile la fine di un’epoca che più di tutte ha attraversato il profondo cambiamento della nostra storia moderna. Tutti gli eventi che l’hanno caratterizzata sono stati letti o vissuti dall’intera umanità con i tempi e i modi che i mezzi di comunicazione hanno sempre permesso.

In quest’ultimo decennio, improvvisamente, abbiamo avuto modo di vedere sempre di più gli effetti di un mondo globalizzato in cui le informazioni giungono in quantità considerevole ed in modo immediato da ogni angolo del mondo mettendo a dura prova la capacità di collocare eventi e persone nella nostra memoria in maniera corretta, senza sovrapporre immagini, date e soggetti.

Riflettevo in modo particolare su come la vita della Regina sia stata narrata non più con i libri di storia, ma attraverso le riviste e i giornali e mentre leggevo un articolo del The Guardian dal titolo Cash, stamps and flags: how royal symbols will now change relativo alla tempistica che le autorità britanniche necessiteranno per sostituire in tutti gli atti ufficiali del Regno di Inghilterra la figura di Queen Elizabeth II in favore di Charles III, sono venuto a conoscenza che anche i francobolli rientrano in questa delicata operazione.

È stato allora che ho realizzato che questo strumento assume un valore fortemente storico e informativo e non solo economico.

Nelle mie ricerche mi sono imbattuto in un francobollo giamaicano della seconda metà degli anni ‘50 in cui è raffigurata la celebre rappresentazione del volto della Regina Elisabetta tra le canne da zucchero tipiche dell’isola: ho pensato a quanto fosse forte nella sua semplicità tale raffigurazione e quanta storia portasse con sé quell’immagine: una storia di oltre cinquecento anni di colonizzazione, deportazioni e sfruttamento.

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In Giamaica

Nello scoprire che la Giamaica è stata la prima colonia britannica a stabilire un ufficio postale e che Gabriel Martin fu nominato direttore delle poste il 31 ottobre 1671, poco dopo la conferma del possesso britannico dell’isola, ho avvertito in maniera forte come l’Impero Britannico abbia sostenuto il proprio sistema mondiale di lavoro attraverso la produzione e l’uso di francobolli recanti le immagini dei suoi monarchi e anche da altra iconografia imperiale. Con esso rifletteva prove del proprio dominio sui territori indiani e coloniali per mezzo di immagini immediate e veicolate in ogni parte del mondo riportando giudizi politici ed estetici in patria e all’estero, stampando in maniera continuativa e indelebile nella mente del lettore nozioni certe e talvolta inaspettate di immagini storiche imperiali.

L’immediatezza e la semplicità di una tale comunicazione si concretizzava nell’immediatezza con cui i giamaicani, due secoli dopo, nel 1962, scelsero di utilizzare il medesimo veicolo, apponendogli sopra la scritta “indipendence”, per informare il mondo della propria indipendenza.

In un’epoca in cui tutto viaggia velocemente a portata di un click è sorprendente come un Paese come la Gran Bretagna marchi ancora come un tempo con la propria effige i propri simboli, anche quelli più di tutti destinati a scomparire come il francobollo, con la storica volontà di tenere ancora una volta legati a sé i suoi sudditi.

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